L’OMS – organizzazione Mondaiale della Sanità – ormai da anni definisce il gas RADON come sostanza cancerogena alla stregua di benzene, amianto e fumo di sigaretta. Per questo l‘Arpav, Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto, in questi giorni sta effettuando un approfondito monitoraggio per la presenza di RADON negli uffici scolatici nella regione Veneto. Il RADON è un gas radiattivo che si sprigiona in modo naturale dal terreno in seguito al decadimento dell’Uranio, elemento naturale moltro presente nel sottosuolo italiano in varie zone tra le quali l’alta Val d’Astico. Il RADON si insinua facilmente nelle strutture edificata e ristagna pesantemente soprattutto nelle zone senza ricambio dell’aria raggiongendo pian piano concentrazioni sempre più pericolose.
Il monitoraggio ARPAV in merrito alla concentrazione di RADON negli edifici scolastici del Veneto si dovrebbe concludere ad Aprile ma già in questi giorni sono usciti i primi preoccupanti dati come ad esempio la scuola dell’infanzia Santa Lucia e l’asilo nido comunale di Marano Vicentino presentano in alcune stanze concentrazioni di RADON di circa 3 volte rispetto al limete massimo di accettabilità fissato per legge.
L’ARPAV considera estremamente allermante la situazione ed ha già comunicato la pesenza del rischio al Servizio Igiene Pubblica della Regione, all’istituto comprensivo e al Comune.
Il rischio RADON non riguarda solo gli edifici scolastici e gli edifici pubblici ma anche le abitazioni private; qui non esistono dei paramentri di riferimento imposti da norme o leggi, ma la Regione Veneto ha fissato come limite massimo raccomandato un valore di riferimento di 200 bq per metro cubo. La situazione è preoccupante anche per le abitazioni tanto che la commissione regionale del Veneto VAS ha stimato in 18,4% le abitazioni di Marano Vicentino come a rischio in quanto superano il limite sopra richiamato. La commissione, inoltre, ricorda che il RADON è particolarmente pericoloso per i fumatori.
Il problema RADON è facilmente controllabile in casa attraverso l’installazione, anche in edifici già esistenti, di idonei impianti di vantilazione meccanica controllata che hanno lo scopo di diluire l’inquinante RADON dall’interno delle abitazioni e degli edifici in genere. Se ci si accinge a costruire casa in zona potenzialemtne pericolosa per l’alta concentrazione di RADON, oltre all’impianto di ventilazione meccanca controllata per il ricambio dell’aria, è auspicabile pensare anche in fase di progetto a questo pericolo e quindi utilizzare idonei materiali che aiutano ad isolare gli ambienti della casa dalle infiltrazioni del sottosuolo di RADON.
Il RADON come si vede dalla cartina dell’Italia, non è un problema solo del veneto: tra gli anni 80 e 90 è stata realizzata dall’APAT, dall’Istituto Superiore della Sanità e dai Centri Regionali di Riferimento della Radioattività Ambientale degli assessorati regionali alla Sanità, un’indagine conoscitiva nazionale in merito all’esposizione al RADON nelle case. Il valore della concentrazione media è risultato estremamente alto in Italia: 70 Bq/m3 contro una media mondiale valutata intorno a 40 Bq/m3 e a quella europea di circa 59 Bq/m3.
Le concentrazioni a livello nazionale risultano a macchia di leopardo e variano moltissimo, da poche decine di Bq/m3 fino ad oltre 100 Bq/m3 e singole abitazioni che arrivano fino a migliaia di Bq/m3. Per meglio comprendere la situazione territoriale, si inserisce cartografia relativa alle concentrazioni di RADON in Friuli Venezia Giulia.
La concentrazione di radon dipende da molti fattori: dalla presenza di uranio e radio nel suolo e nei materiali da costruzione, dalla permeabilità del suolo e dalle abitudini di vita. Anche in aree dove generalmente si riscontrano basse concentrazioni esiste la possibilità che in alcuni edifici vi sia una presenza elevata di radon.